Riceviamo con tanto di autorizzazione alla pubblicazione una lettera (in due fasi) molto interessante. E' già apparsa da qualche parte ma noi la mettiamo in rete di nuovo.
03 febbraio alle ore 15.59
ciao
Massimo ma certo che ti racconto, sperando che tu conosca almeno un po' il suo
funzionamento organizzativo, altrimenti mi chiederai in seguito spiegazioni.
Sono entrata nella Soka nel 2000, con l'entusiasmo di chi cerca da sempre
qualcosa di "pulito" per cambiare il mondo e uscendone nel 2007 con la conferma
che le organizzazioni strutturate portano purtroppo in se il germe della sete di
potere.
Ho partecipato a molti meeting, a dire il vero finché sono stata dentro non ne
ho perso uno e sono stata anche responsabile di gruppo, e mi hanno proposto di
diventare anche responsabile di settore e di capitolo, proposte che ho rifiutato
perchè vedevo il germe di un carrierismo che mi sembrava quanto meno fuori luogo
(forse per tenermi buona con le "medagliette" perchè già iniziavo a "rompere").
In questa frequentazione e anche attraverso lo studio del buddismo ho iniziato a
notare le prime cose che non andavano, a cominciare dalla pesante distorsione
del buddismo di Nichiren Daishonin, che continuo a praticare.
Ma non solo, a causa di queste distorsioni vedevo il solito "predicare bene e
razzolare male", per cui ho iniziato a pormi il problema dell'etica all'interno
dell'organizzazione, questione che mi sta molto cara perchè ne ho fatto una
scelta di vita, "pagandola" di persona anche a caro prezzo, se vogliamo
ragionare in termini di prestigio sociale e carrierismo, ben felice di pagare se
questo significa continuare ad andare a testa alta senza "prostituirsi".
Ho proposto quindi che se ne parlasse, anche a dirigenti nazionali, visto che
qui a Firenze siamo nel centro nevralgico dell'organizzazione e potevamo averli
a portata di mano anche perchè io ero molto attiva quindi li vedevo spesso.
Mi sono sentita rispondere che se avessimo toccato questo tasto metà delle
persone avrebbero smesso di praticare e ho quindi avuto la certezza che lo scopo
non era kosen rufu, ma i numeri, numeri necessari al potere economico della
soka.
Ho iniziato allora ad approfondire la figura di ikeda, che non mi era mai
tornata fino in fondo, soprattutto per quella che ho sempre definito la sua "papizzazione"
, e ho scoperto tutte le magagne che ci sono dietro. Vai a cercare, per esempio,
l'associazione vittime della soka gakkai, oppure su emule un video che se non
ricordo male si intitola arte e soka gakkai.
Inoltre per motivi personali ho avuto occasione di conoscere molti giapponesi e
ho iniziato a fare domande per avere informazioni di prima mano: le reazioni
variano dal disgusto al terrore.
Da quello che ho potuto sapere mi sono formata la convinzione che lo scopo della
soka sia il lucro, sfruttando la sofferenza delle persone, instaurando una
dipendenza da cui è difficile sganciarsi, un senso di colpa e una superstizione
che permettono di tenere la gente "per le palle" (scusa il francesismo ma è per
essere chiari), sfruttando la buona fede di chi, come me, pensa che l'umanità
meriti un mondo migliore.
Ho deciso quindi di uscire dall'organizzazione e dedicarmi a fare uscire tutte
le persone a cui avevo fatto shakubuku, missione compiuta, e quante più persone
possibile, parlare di buddismo se capita, ma mettendo in guardia sulla soka etc.
Quando sono uscita è stato detto che avevo smesso di praticare, che ero di
fuori, che avevo un periodaccio etc etc, e tutti i "compagni di fede" si sono
misteriosamente volatilizzati, quelli delle alte sfere perchè sapevano bene che
non ero "recuperabile", anzi meglio fuori dalle scatole tanto creavo solo
problemi (ho saputo dopo da una responsabile di capitolo venuta via anche lei,
che si facevano riunioni apposite per discutere del mio "caso"), le brave
persone perchè impaurite e suggestionate dal poter mettere un cattiva causa nel
loro karma.
Che dire? Meglio soli che male accompagnati :-)
Questa è una piccolissima sintesi della mia esperienza, sentiti pure libero di
fare tutte le domande che vuoi.
Ciao e a presto
prima lettera inviatami da una ex responsabike soka
03 febbraio alle ore 16.03
altra
lettera che parla dello ZAIMU e dei kaikan
Ciao Massimo, finalmente riesco a trovare un po' di tempo per risponderti.
Di donazioni dirette alla casa madre non sono a conoscenza, ma le donazioni
vengono fatte all'istituto italiano e fino ad un po' di tempo fa erano veramente
cospicue...poi grazie al movimento dei "dissidenti" , ovvero quelli che poi sono
fuoriusciti, il dubbio si è insinuato anche in chi ha deciso di restare e le
donazioni sono drasticamente crollate, fino addirittura a generare la richiesta
ai responsabili di gruppo di fare un censimento su chi facesse zaimu (offerta) e
chi no...io personalmente gli ho strappato il modulo davanti a tutti ed è stato
quello il momento in cui sono uscita. Devi sapere che in Giappone lo zaimu è
obbligatorio e le persone vengono sottoposte ad un vero e proprio stalking (lo
so con certezza per testimonianza di membri giapponesi miei amici ora trasferiti
in Italia, e ci sono voluti anni di conoscenza per riuscire a strappare anche
minime ammissioni) ma i giapponesi hanno una cultura molto superstiziosa per cui
per loro è molto difficile prendere le distanze, anche perchè, grazie alle
infiltrazioni politiche ed economiche della soka possono essere sottoposti a
ricatti molto forti. In Italia non hanno questo potere e noi italiani siamo
molto diversi, ma comunque il ricatto psicologico funziona anche qui.
I kaikan sono gestiti dall'istituto italiano Soka Gakkai, che spacciano per
indipendente ma che è un'ovvia emanazione della casa madre, sono solo cavilli
burocratico-giuridici, e si sostengono con le donazioni dei fedeli, con parte
dei proventi della Crea Commercio, per la quale non è mai stata chiarita la vera
proprietà e la gestione dei fondi, come pure non sono mai state date spiegazioni
chiare sul bilancio dell'istituto.
Oltretutto c'è dietro un giro enorme di volontariato, che loro chiamano
"attività" e che spacciano per parte integrante della pratica (pensa che gran
paraculi, se non fai attività stai praticando male e non otterrai benefici!!!,
poi un giorno parleremo anche della questione benefici), che consiste nel fare
turni per tenerlo aperto, per fare le pulizie, per stare nei negozi delle crea
commercio, per spedire i giornali, giardinaggio, idraulici, muratori, etc etc,
mentre guarda caso quasi tutti i capoccia sono dipendenti e stipendiati
dell'istituto.
I kaikan non sono aperti a tutti perchè l'istituto ha la furba forma di
associazione culturale e come tale devi esserne "tesserato" per poter accedere
ai suoi locali, esattamente come tanti locali che si strutturano in associazione
culturale in modo da poter fare tranquillamente business con minor carico
fiscale, ma soprattutto, per quanto riguarda la soka, negare l'accesso ai non
indottrinati che potrebbero così vedere a colpo d'occhio le varie magagne.
Spero di essere stata esauriente, tu continua pure a fare domande, se saprò
risponderti lo farò più che volentieri.
Scusami per la lungaggine dei tempi ma a volte il lavoro non mi lascia spazio, o
sono talmente stanca da non riuscire a connettere per poterti rispondere in modo
sensato :-)
Ciao e a presto