COME ETICHETTARE LA DELUSIONE

In tutte le comunità religiose si sviluppa sempre un modello per etichettare le informazioni e per gestirle al fine di incanalarle e renderle accettabili. Nella semplicità superficiale della $oka avviene che:

La gestione dell'informazione, è una questione di quantità e qualità. Questi due aspetti implicano un analisi di quante assonanze e dissonanze cognitive si debbano gestire,  in quale forma e quali. Nella società "esterna" non vi sono particolari obblighi di etichettamento, e dunque dissonanze stridenti vengono ad un certo punto ricodificate in modo spontaneo dal "cervello sociale", nella setta ci possono talvolta essere contraddizioni potenzialmente esplosive che debbono rientrare però in un unico schema globale di pensiero, anche al prezzo di rielaborazzioni audacemente arzigogolati. Nella $oka è infatti fondamentale garantire comunque ed ha tutti i costi la quadratura del cerchio. Traducendo quanto sopra nella pratica è evidente agli addetti ai lavori che, dato il peso conferito all'esaudimento dei desideri da parte del Gohonzon (l'oggetto di culto), occorre neutralizzare e ridefinire tutte le situazioni in cui i desideri non sono stati realizzati. Non è uno sproposito affermare che il 99% della filosofia $okista stia tutto in questo caposaldo. Il proselitismo militante fa perno infatti solo ed esclusivamente su questo concetto e sulla sua etichettatura. Gli adepti e l'agiografia sostengono elegantemente che il Gohonzon esaudisce tutti (cioè il 100%) i desideri dei fedeli. Se mai avrete modo di partecipare ad un meeting $oka, dopo la fase dimostrativa della recitazione e tutti i sofismi relativi, noterete una fase di confronto fra gli adepti tutta imperniata alla risonanza reciproca dei benefici della pratica. Commeti positivi e fasi di esaltazione a seguito dei vari interventi sono la norma. Poi se invece qualcuno si lamenta di non essere riuscito ad acquisire quanto desiderato allora scattano le etichettature.

Etichettatura della delusione, ovvero perchè i miei desideri non si realizzano:

1) Il desiderio era mal formulato: non era chiaro, era ambiguo, troppo grande, troppo piccolo, irraggiungibile... etc.etc.,

2) hai praticano male, o poco, o da troppo poco,

3) per gli adepti di lungo corso: sono duramente attaccate dal demone,

4) per tutti: rappresentano l'ultima uscita del cattivo karma prima che il karma positivo creato dalla pratica si manifesti,

5) per i più: manifestano la protezione del Gohonzon verso l'adepto, il quale non sa che, se fosse soddisfatto ora il suo desiderio, ciò sarebbe in qualche modo nocivo per lui,

6) per i neofiti:  il praticante "non è pronto" per sostenere l'esaudimento del desiderio,

7) per tutti e per quel particolare desiderio: il praticante non era profondamente determinato, non desiderava sinceramente,

8) per molti:  il praticante non ha agito in modo corretto, ossia non ha compiuto tutte le azioni necessarie per giungere al soddisfacimento.

Il "dogma" per raggiungere i propri obiettivi recita infatti: "stabilire-pregare-agire" (vedi la cerimonia di fine anno solare in cui si scrive in un libercolo i desideri da realizzare nell'anno a venire).

In conclusione quindi, se l'obiettivo non è stato raggiunto, allora ci deve essere un difetto in uno dei tre dogmi e si torna ai punti: 1, 2, 7 e 8; se poi si ha assoluta certezza (e chi lo sa veramente?) che il membro ha ben stabilito, pregato e agito, si possono sempre sollevare questioni karmiche (punto 4), demoniache (punto 3) o di "protezione" (punti 5 e 6).

Qui nasce il grande bluff a cui gli adepti raramente oppongono resistenza ( echi lo fa generalmente ha vita breve). I punti 1, 2, 7 e 8 sono di facile accettazione ed hanno una logica comprensibile e quindi li lasciamo da parte. I restanti punti, o come viene dal titolo, le restanti etichettature essendo assolutamente indimostrabili, sono generalmente accettate come vere senza discussioni. La "trinità" dei dogmi è, in definitiva, ben assortita, e se non ci sono particolari problemi, nevrosi, crisi, etc., essa funziona davvero nell'aumentare il senso di auto-efficacia, di risonanza collettiva, di autostima personale; incrementando le aspettative di successo e la mobilitazione delle risorse personali; in questo senso la pratica "funziona", indubbiamente, anche se i suoi benefici effetti non vanno in realtà oltre le normali, statistiche possibilità di un qualunque altro cittadino del mondo con un buon senso di autostima personale. In altri termini, tutto il bailamme di attività, recitazioni, meetings, proselitismo (pardon, Shakubuku) rappresenta un costo un pochino alto per il risultato che dà. Tanto più che ci sono anche... delle possibili controindicazioni.

Gran parte di tutto quanto è stato scritto è tratto dall'applicazione dei principi del multilevel marketing.

Tenji-ma

tratto da: John A. R. Blacking (1928 – 1990); Michael S. Gazzaniga (1939) et alii.