1994, Daisaku Ikeda arriva nuovamente in Italia, l’ultima volta che Ikeda venne in Italia, fu nel 1981, e come ci raccontavano allora i membri più anziani nella fede, furono  buttate  giù  le prime pietre per realizzare kosen rufu(la pace nel mondo), in Italia, e a Firenze in particolar modo, per la nascita del giornale “il nuovo rinascimento”, e del centro di via di Bellagio, una villa patrizia, regalata dal nostro maestro ai membri italiani, che sarebbe stata ristrutturata, quasi  tutta a carico dei tanti volontari, fra i quali anch’io.

L’arrivo di Daisaku ikeda a Firenze, fu evento di alto spessore, il maestro giungeva ad illuminare tutti i fedeli, dovevamo essere pronti a questo evento, tutti avremmo tratto giovamento dal suo arrivo. Anch’io mi promisi di fare un salto di qualità nella mia pratica, e dare il mio contributo affinché l’arrivo del maestro fosse un punto di partenza per la pace nel mondo, cioè la realizzazione di kosen rufu, fui altamente fortunato(pensavo in quel momento), dato che sarebbe venuto a mangiare nel ristorante in centro dove io lavoravo, ma a parte questa occasione, mi prestai molto nell’attività volontaria, che avremmo fatto al centro di via di Bellagio dove lui avrebbe soggiornato, dove anche sarebbero stati fatti molti incontri, e in particolare dove avremmo fatto un grande garden party, in stile yanke, ma quello che a distanza di anni riesco a capire, è che ci dicevano che non sarebbe stato facile fare attività, dato che tutti avrebbero voluto farla, quindi le scelte sarebbero state molto selezionate, ed in base alla nostra fede, quindi cosi ci inducevano, senza che noi lo capissimo, a svariate ore di recitazione, dato che solo il daimoku(recitazione di nammyohorengekyo) è la chiave per realizzare tutti i nostri desideri (bonnu soku bodai -trasformare i desideri  terreni in illuminazione), quindi molto prima che il maestro arrivasse, venivano organizzati molti incontri di recitazione, l’inviti poi per partecipare sarebbe stato molto difficile averli, ma questo per me non fu un problema poiché lavorando nel ristorante dove lui sarebbe venuto a mangiare con tutto il seguito (140 persone fra giapponesi e italiani), e siccome lui sarebbe venuto li poiché ci lavorava uno che praticava da molto tempo, e sua moglie da molto prima di lui, e facente parte dei cosi detti anziani nella pratica, cioè una delle prime convertite di Firenze, fu tutto più facile, diciamo avevo le conoscenze, cioè quello che serve in questo sistema, ma non ero il solo, dato che li lavoravano altri buddisti (senza la h, poiché è intenzionale per loro scriverlo così), il fratello, non che figlio del proprietario, ed un altro cameriere, quello che mi aveva fatto shakubuku, non che quello che mi aveva fatto entrare li a lavorare.

Vorrei raccontare la mia esperienza dell’attività svolta nel centro di via di Bellagio in quei giorni. Erano molti i settori dove avevano bisogno di volontari, ed io mi offri dove ero più preparato, cioè in cucina e tutto quello che ci gira intorno, infatti mi ricordo che oltre ad essermi offerto per il garden party, mi ero offerto anche di fare le colazione per tutte quelle persone che dormivano li, oltre che al maestro, quindi mi ricordo che la mattina mi alzavo alle 6, per essere li e servire le colazioni, e dopo andare al lavoro in centro. Ma gia in quelle prime mattine le cose non mi tornavano, mi ricordo che misero a dirigere i lavori un personaggio che nella fattispecie non ci capiva nulla, ma solo perché era il compagno di una responsabile di lungo corso, poi le disposizioni che ci venivano date erano molto rigide, una tra le altre era quella tassativamente di non fare molto rumore poiché il maestro doveva riposare tranquillamente, e anche il parlare fra di noi era tassativamente proibito, questo mi portò ad avere delle difficoltà nel proseguo della permanenza del maestro, mi ricordo al garden party, che io ero veramente uno dei pochi che il mestiere lo sapeva fare, ma non fui molto preso sul serio, comunque la cosa mi piaceva, certa molta allegria, tutti erano felici di appartenere a quella organizzazione, ed pensavo che questi eventi si sarebbero fatti molto spesso, invece non è stato così, si riunioni ne sono state fatte ma eventi come quello non più, ed anzi nel centro non si poteva entrare se non muniti di una card, o lasciare un documento alla reception, quindi estranei niente se non accompagnati, dopo 14 anni ho letto in un sito che è stata allestita una mostra contro la pena di morte con delle foto scattate da Oliviero Toscani, mi viene da ridere se penso che in giapponese esiste ancora la pena di morte e nel 2007 sono stati giustiziati 17 persone, è un contro senso se si pensa che nel  governo giapponese c’è un partito il komeito o new komei, che è stato fondato dal maestro Daisaku ikeda nel 1964, e questo con il patrocinio della città di Firenze ed altri enti che hanno organizzato il festival della creatività alla fortezza da basso di Firenze, che si è svolto dal 23 al 26 ottobre.

Comunque tornando al nostro garden party, mi ricordo che alla fine mi diverti molto, e ricordo anche con molto piacere l’incontro che ebbi con Sabina Guzzanti, anche lei praticante della mia stessa religione, mi ricordo che io stavo facendo servizio ad un punto di ristoro, quando lei mi chiese un drink, la riconobbi subito e mi venne da dirgli “ o te i che tu ci fai qui”, e lei mi rispose “o te i che tu ci fai qui”, e scoppiammo a ridere, una volta riconosciuta, mi ricordo quanti furbetti cominciarono a ronzargli intorno fino a monopolizzarla, e tutti  furbetti che praticavano da un bel po’.

Non fu semplice, per i titolari organizzare questo pranzo per il presidente maestro daisaku ikeda. Anche perché l’ora che aveva prenotato erano le 5 del pomeriggio, un’ora un po’ insolita per andare a mangiare in un ristorante, e questo portava un po’ di difficoltà nell’organizzare il servizio. Fortunatamente per lui (il presidente), e per i titolari, eravamo in  4 i dipendenti che praticavano il suo insegnamento, e tra l’altro due  erano figli del proprietario, quindi non creavamo da parte nostra nessuna difficoltà nel svolgere il lavoro, gli altri colleghi, non è che fossero contenti di questo tour de force, comunque alla fine fummo tutti contenti, e ripagati profumatamente, dato che il maestro diede a tutti (personale e dipendenti) 30 mila lire di mancia (il dio denaro cosa non riesce a fare), e anche quelli che all’inizio non erano molto entusiasmi di questo ulteriore lavoro, dispensarono buone parole nei confronti del maestro (cosa non riesce a fare il dio denaro- mi ripeto volutamente), anche perché non è che fosse solo lui e qualche altro al seguito, anzi il pranzo era stato prenotato per circa 140 persone, che comprendevano si giapponesi, ma anche un sacco di persone che gravitavano intorno a questa associazione (setta). Ricordo che nei giorni precedenti l’arrivo del maestro, c’era molta fibrillazione, per noi seguaci, era un momento molto particolare, e anch’io sentivo o perlomeno, pensavo di sentire strane sensazioni, vedere il maestro, che tutte le mattine, da quando avevo iniziato a praticare, dopo aver fatto gongyo e recitato daimoku (namumiohorengekyo), leggevo una frase da lui scritta (cosi mi avevano detto, ma non so se sia vero), che ci avrebbero illuminato il percorso. Ricordo che tutti avevano un certo aspetto di generosità, nei confronti di questo maestro, ricordo che tutti donavano un oggetto, erano tutti più generosi del normale, Io non sono una persona molto generosa, cioè non sono molto portato a fare dei regali, anche perché, secondo il mio modesto pensiero, penso che dietro un regalo ci sia sempre un tornaconto personale, purtroppo, se il regalo fosse libero da vincoli  e fosse donato veramente senza altri scopi, allora prenderebbe un altro aspetto e non ci sarebbero doppi giuochi, faccio un esempio: ho parlato di mancia, data dal nostro maestro, il dare la mancia a qualcuno, che esso sia cameriere o altro, porta a chi la riceve, un comportamento verso la persona che te la elargita, un certo riguardo, cioè tu che lavori nel ristorante, dovrai avere un certo riguardo nei confronti di questa persona, non è scritto da nessuna parte, ma purtroppo è cosi, anche perché ho esperienza in questo settore.

Avevamo fatto un discreto lavoro, nel preparare la sala per il pranzo, anche se l’ora, le 17 del pomeriggio, ci creava parecchia disarmonia tra noi dipendenti.  Si percepiva nell’aria una tensione particolare, molto enfatizzata da PM, responsabile tra l’altro, della riuscita del servizio. Eravamo, noi diciamo buddhisti, come in attesa di un evento importante, al di la del lavoro, arrivava il maestro , al quale noi, diciamo, avevamo posto in lui, una piena fiducia nel suo insegnamento. Avevamo disposto una sala appositamente per i volontari, che erano all’incirca una sessantina, nella sala centrale, avevamo preparato il tavolo del presidente maestro Sensei, in modo che tutti gli altri tavoli, potessero vedere il maestro, sembrava, a pensarci, proprio un matrimonio. Io ricordo, che avrei servito i volontari, ma certamente avrei avuto la possibilità di servire il maestro. La sala dove io avrei lavorato, era vicino all’entrata del ristorante, quindi, ebbi la possibilità, intrufolandomi, di accogliere il maestro. Ricordo che arrivò con una grossa macchina da ricco signore, quasi non riusciva a fare manovra in via delle Oche, scese dalla macchina con tutti i salamelecchi che in quelle circostanze, gli tributarono i presenti, sia giapponesi che italiani, quando arrivò all’entrata del ristorante, Io ero li a due passi da quello che da sei anni, era diventato il mio maestro, anche se molte volte i dubbi su chi veramente fosse questo maestro mi assalivano, comunque ero diciamo, vicino a stringergli anch’io la mano. Ma non andò come io pensavo, che non fosse molto formale, invece,  vidi proprio, uno del seguito indicargli il titolare del ristorante, quindi il nostro maestro quasi senza vedere chi ci fosse oltre al Sig M, padre di P, rimasi molto dispiaciuto, non tanto per la stretta di mano, mancata, ma tanto perché si era comportato come una personalità istituzionale, senza minimamente degnarsi dei vassalli. Mentre tutti stavano prendendo i loro posti, Io andai a raccontare l’accaduto a UP, che tra l’altro , era colui che mi aveva fatto shakubuku, gli raccontai che il nostro maestro, non mi aveva minimamente cacato, ma anzi fu molto spiritoso con il nostro proprietario, dicendogli, che nonostante gli mancasse la voglia sulla fronte, assomigliava molto a Gorbaciov, e come il traduttore si prodigava nel tradurre alla lettera la battuta del presidente, si devo dire che era molto spiritoso, mi assomigliava molto, ai modi di fare ad un certo Silvio Berlusconi, con le sue battute sempre pronte. Lui mi rispose in modo molto serioso, che molto probabilmente il mio ichinen (la realtà della vita in un singolo istante), non era sviluppato con consapevolezza e molto probabilmente non avevo recitato a sufficienza daimoku (l’invocazione di namumyohorengekio ), la sua risposta non mi convinse troppo, ma mi fece pensare molto, anche se una risposta me la sono data, di quell’incontro ravvicinato, molti anni dopo e non certo positiva nei confronti del maestro.  Comunque non dissi ad altri queste mie sensazioni, se non a mia moglie quando tornai a casa. Quello che si percepiva era un’atmosfera, per noi buddhisti, molto particolare, quasi messianica, mentre per gli altri colleghi era una rottura di coglioni, poi addolcita con quella lauta mancia che il nostro maestro aveva lasciato a tutti. Arrivò anche per me, il momento di servire una portata al maestro, dato che Io ero relegato a servire i volontari, i quali non è che fossero degli ottimi clienti, anzi, ma ricordo che venne PM a chiamarmi per servire il maestro, anche se in fondo non è che fosse per me essenziale, ma PM mi faceva notare così, come tutti eravamo presi in considerazione dal maestro, ma così non era dal mio punto di vista, comunque io andai volentieri a servire il maestro, ma un incontro Io l’avevo già avuto e non da servitore, ma non mi aveva soddisfatto minimamente, ma non dissi questo a PM. Segue…